mercoledì 26 febbraio 2020

Lo Scopettaro - Lungotevere Testaccio 7 - 00153 Roma

Stupenda giornata molto più che primaverile, nonostante febbraio sia il mese in corso. E' un sabato, dedicato al mattino alla visita guidata del Mitreo di Santa Prisca. L'Aventino, ancora sonnacchioso di sabato mattina, ci accoglie con gusto. Terminata la visita, il Parco degli Aranci mostra tutta la sua bellezza, con una vista imbarazzante per quanto è bella. Siamo arrivati quasi all'ora di pranzo, allora optiamo per uno dei ristoranti tipici di Roma, nel quartiere in cui ho passato parte della mia adolescenza.
Arriviamo un pò prima dell'apertura e prenotiamo. Prima di sederci facciamo un giro per il quartiere, vedere ancora le botteghe artigiane fa un certo effetto. Nello girovagare ci imbattiamo in un laboratorio di pasticceria che ci vedrà da loro subito dopo il pranzo dallo Scopettaro. Insomma il dolce lo degusteremo li.
Alle 12,30 precise arriviamo al ristorante. E facciamo molto bene, perchè verso le 13 il locale è pieno in ogni ordine di sedia, tavoli non più disponibili. Ci accomodiamo al piano inferiore. Essendo i primi scegliamo il tavolo da quattro che ci piaceva di più.
Prontamente arriva il cameriere che ci lascia i menù e la lista dei vini. L'ambiente è rilassante.
Passano pochi minuti e torna prendendo la comanda. La mia scelta cade su qualcosa di spettacolare, cioè il coccio di coratella, accompagnato da bruschetta croccante con fagioli, pecorino e pepe. Già sento il sapore. Il tutto accompagnato da un bel rosso toscano.
Arriva il coccio. Lo guardo con ammirazione. Ma, soprattutto, lo gusto, prima con gli occhi. Una coratella stupenda, a dir poco. Cotta veramente bene e insaporita al punto giusto. Dire che è stata preparata come la fa mia madre è tutto dire. La scarpetta con il pane casareccio è d'obbligo. La bruschetta una vera scoperta, da rifare anche a casa. Con poco si ha un piatto saporito, con un bicchiere di vino che ne esalta il gusto.
Per continuare la mia scelta è caduta sul muscolo alla vaccinara, anche questo degno di nota e degno di scarpetta rinforzata. Piatto tipico della tradizione romana, con sugo carote e sedano. Certo la coda è più saporita, ma anche sto muscolo ha detto pregevolmente la sua.
Un pranzo gustato in tranquillità e con una presenza dei camerieri discreta, ma attenta ai commensali.
Da tornare per provare anche i dolci., oltre agli altri  piatti romani.