venerdì 2 novembre 2018

Risiera di San Sabba - Via Giovanni Palatucci 5 - 34148 - Trieste - Italia

La mia visita a Trieste è nata proprio per venire in questo posto. Un luogo del dolore, ma che deve rimanere ben impresso nella storia del nostro paese. Non bisogna mai dimenticare chi è morto per fare in modo di poter rendere liberi tutti noi.
E' una domenica mattina, arriviamo presto. E' una giornata calda. Tutto ciò mette in risalto i pochi colori rimasti della risiera.
L'ingresso è gratuito, si paga solo l'audioguida, per chi la vuole.
Ci troviamo nel quartiere di San Sabba, qui c'è dal 1898 lo stabilimento per la pilatura del riso.
Dopo l'otto settembre 1943 diventa campo di prigionia per i militari italiani.  Successivamente venne usato come luogo di smistamento verso i campi tedeschi e polacchi.
Appena entrati, sulla sinistra, si trova la cella della morte. Luogo angusto e tetro, dove venivamo accolti coloro che di li a poco sarebbero stati uccisi e poi cremati. E si, perché questo è l'unico luogo di detenzione in Italia con il forno crematorio.
Proseguendo si trovano le 17 micro-celle, in ciascuna delle quali erano stipate sei persone, destinate ai partigiani e ai politici, che dopo pochi giorni sarebbero stati fucilati. Le prime due celle erano destinate alla tortura dei prigionieri. Sulle pareti di  tutte le celle, sono ancora visibili graffiti lasciati da coloro che erano passati per questo triste posto. Nell'edificio accanto, erano radunati tutti quelli di religione ebraica, la cui sorte era segnata. Il loro era un viaggio senza ritorno verso i campi di concentramento di Dachau, Auschwitz e  Mauthausen.
Solo coloro che erano misti, cioè coniugati con un cattolico, avevano qualche possibilità di salvarsi, grazie all'interessamento di Monsignor Santin, Vescovo di  Trieste.
Del forno crematorio resta ben poco,  ma della sua esistenza non c'è alcun dubbio.
Un deportato, che poi si è salvato, racconta che i prigionieri venivano accatastati dentro un capannone, veniva li dentro acceso un camion, che attraverso i tubi di scappamento uccideva  i prigionieri. I quali venivano poi gettati nel forno crematorio. Insomma una camera a gas in tutto e per tutto.Altri venivano uccisi con botte in testa. E per coprire i lamenti, venivano usati cani addestrati o musiche a elevato volume.
Il processo per crimini di guerra, si è concluso nell'aprile del 1976 con la condanna all'ergastolo di Joseph Oberhauser, il quale morì nel 1979 senza fare alcun giorno di carcere, in quanto l'estradizione tra Italia e Germania, era relativa solo a reati commessi dopo il 1948.
Eccellenti le parole di   Simon Wiesenthal " Tutti devono sapere che delitti come questi non cadono sul fondo della memoria, non vengono prescritti."

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