lunedì 31 dicembre 2018

Radici, pizzicheria salentina - Via Emanuele Filiberto, 38 - 00185 Roma

Sera  di sabato. Serata teatrale, l'Ambra Jovinelli ci attende alle 21.
Non possiamo arrivare a stomaco vuoto, ma neanche con la sonnolenza del post pasto. Dobbiamo trovare un posticino per un apericena di livello. La scelta non è semplice, perchè di proposte ce ne sono, anche tante, ma la qualità latita. Mi metto alla ricerca, incrociando varie opinioni e commenti. Alla fine l'occhio mi cade su un locale con recensioni ottime. Guardo delle foto, ma non capisco se ci sono posti a sedere. Per cui prendo il telefono e chiamo, premettendo di poter fare una richiesta fuori luogo. Chi mi ha risposto è stato gentilissimo, mi ha spiegato che anche essendo piccolo il locale, un paio di tavoli ci sono, così uno lo ho subito bloccato per le 19 della sera stessa.
Puntuali come orologi svizzeri, arriviamo sul luogo. Entriamo e uno dei due tavoli ha il mio nome. Ci sediamo e rimaniamo favorevolmente colpito dal designer degli interni. E soprattutto dal soffitto, lastricato di canne di bambù, che permettono una insonorizzazione ecologica del locale. Ed è tutto vero, perchè ad un certo punto, anche l'altro tavolo era occupato e c'erano molti commensali al bancone. Qui tutto richiama il Salento, la Puglia nel cuore. Ci sono tanti stuzzichini, taralli , olive, formaggi e molto vino.
Vino in quantità, ma soprattutto in qualità. E senza dimenticare la birra artigianale del luogo.
Appena ci sediamo si avvicina un ragazzo che ci chiede cosa volevamo mangiare, gli abbiamo spiegato che cercavamo un apericena. Lui ci propone un aperitivo a 10 euro, con piccoli assaggi fino ad arrivare al dolce. E a scelta un calice di vino o una birra artigianale. Io opto per un calice di rosso, nello specifico shiraz. Non ricordo la cantina, ma tanto quando torniamo lo scopro. Il  vino veramente eccellente, infatti poi ne ho ordinato un secondo calice. Subito taralli e olive, a seguire crostini vari, mozzarelline , pucce ripiene e , per finire, pasticciotto con varie digressioni di sapore, certo quello ripieno all' amarena è veramente the top.
Il locale è talmente accogliente, che ci facciamo coccolare.
Facciamo acquisti e ci viene fatta assaggiare una grappa bianca di primitivo, morbida e gradevole.
Insomma una serata da ricordare, sarà il nostro punto di partenza per la serata prima del teatro per tutto il 2019, e non solo.

venerdì 2 novembre 2018

Risiera di San Sabba - Via Giovanni Palatucci 5 - 34148 - Trieste - Italia

La mia visita a Trieste è nata proprio per venire in questo posto. Un luogo del dolore, ma che deve rimanere ben impresso nella storia del nostro paese. Non bisogna mai dimenticare chi è morto per fare in modo di poter rendere liberi tutti noi.
E' una domenica mattina, arriviamo presto. E' una giornata calda. Tutto ciò mette in risalto i pochi colori rimasti della risiera.
L'ingresso è gratuito, si paga solo l'audioguida, per chi la vuole.
Ci troviamo nel quartiere di San Sabba, qui c'è dal 1898 lo stabilimento per la pilatura del riso.
Dopo l'otto settembre 1943 diventa campo di prigionia per i militari italiani.  Successivamente venne usato come luogo di smistamento verso i campi tedeschi e polacchi.
Appena entrati, sulla sinistra, si trova la cella della morte. Luogo angusto e tetro, dove venivamo accolti coloro che di li a poco sarebbero stati uccisi e poi cremati. E si, perché questo è l'unico luogo di detenzione in Italia con il forno crematorio.
Proseguendo si trovano le 17 micro-celle, in ciascuna delle quali erano stipate sei persone, destinate ai partigiani e ai politici, che dopo pochi giorni sarebbero stati fucilati. Le prime due celle erano destinate alla tortura dei prigionieri. Sulle pareti di  tutte le celle, sono ancora visibili graffiti lasciati da coloro che erano passati per questo triste posto. Nell'edificio accanto, erano radunati tutti quelli di religione ebraica, la cui sorte era segnata. Il loro era un viaggio senza ritorno verso i campi di concentramento di Dachau, Auschwitz e  Mauthausen.
Solo coloro che erano misti, cioè coniugati con un cattolico, avevano qualche possibilità di salvarsi, grazie all'interessamento di Monsignor Santin, Vescovo di  Trieste.
Del forno crematorio resta ben poco,  ma della sua esistenza non c'è alcun dubbio.
Un deportato, che poi si è salvato, racconta che i prigionieri venivano accatastati dentro un capannone, veniva li dentro acceso un camion, che attraverso i tubi di scappamento uccideva  i prigionieri. I quali venivano poi gettati nel forno crematorio. Insomma una camera a gas in tutto e per tutto.Altri venivano uccisi con botte in testa. E per coprire i lamenti, venivano usati cani addestrati o musiche a elevato volume.
Il processo per crimini di guerra, si è concluso nell'aprile del 1976 con la condanna all'ergastolo di Joseph Oberhauser, il quale morì nel 1979 senza fare alcun giorno di carcere, in quanto l'estradizione tra Italia e Germania, era relativa solo a reati commessi dopo il 1948.
Eccellenti le parole di   Simon Wiesenthal " Tutti devono sapere che delitti come questi non cadono sul fondo della memoria, non vengono prescritti."

venerdì 24 agosto 2018

Ampar - Hospes Palau de la Mar - Avenida Navarro Reverter 14- 46004 - Valencia

Valencia è una città che ti entra nel cuore. Della normalità fa la sua forza. Tanti ragazzi italiani si trovano in questa città. E questo ristorante non è da meno.
Lo avevo promesso alla gentile e preparata ragazza che ci ha accompagnato in una piacevolissima serata gastronomica. Se non erro si chiama Desideria, ma non ne sono sicuro.
E' stata una giornata di mare, rilassante e molto calda. A me piace quel tipo di spiaggia, in cui ombrelloni e lettini sono ben distanziati. Però al tramonto inizia ad alzarsi un vento abbastanza forte. Infatti quando arriviamo al locale, ci chiedono dove volevamo accomodarsi, optiamo per la sala interna.
E' il ristorante dell'omonimo albergo a cinque stelle. L'ambiente è molto curato.
Appena ci sediamo, ci viene consegnato il menù. Nel frattempo ordiniamo acqua. La cena sarà basata su piatti a base di pesce, per cui la scleta del vino cade su un Celler del Roure Cullerot del 2016. Un blend di chardonnay, malvasiaverdil, macaebo e pedro ximenez. La scelta non è stata semplice, in quanto la carta dei vini  è  assortita in maniera interessante. Comunque trattasi di un bianco fruttato che lascia un bel sapore.
Su ogni tavolo c'è una pianta di orchidea.
Nel frattempo decidiamo cosa prendere da mangiare, lasciando la scelta del dolce alla fine. Decisione molto saggia, poi scopriremo il perchè.
Per antipasto, prendiamo una zuppa di telline con spuma  di limone e un'insalata di ventresca di tonno con pomodoro valenciano, acciughe e pane tostato.
Nel frattempo ci portano un piccolo assaggio prima degli antipasti e un ragazzo cerca di spiegarci di cosa si trattasse. Ma non riesce nell'impresa ne in inglese ne con lo spagnolo. Allora si avvicina una cameriera e dato che anche lei è italiana, riesce a spiegarci di cosa si trattasse.
Da li in poi è nato uno scambio di battute soprattutto relativamente al motivo di lavorare li. E' tutto un altro mondo. Ma lasciamo perdere. Lei ci sarà molto utile nella scelta del dolce, la chicca della serata.
Devo dire che le telline con la spuma di limone erano veramente ottime.
Come secondo piatto io vado sul sicuro, nel senso relativo ai miei gusti, cioè il baccalà. Servito con caviale e un consoomè allo zafferano. Carla sceglie salmone con verdure valenciane, hummus di piselli e mango. Accostamenti particolari, ma che hanno esaltato la bontà del pescato.
Il personale è veramente attento, me discreto. Poi noi avevamo un'attenzione particolare in più.
Ed ecco arrivare i nostri dolci, presentati ed esposti in maniera molto bella. Ma il sapore ci sorprenderà ancora di più. Cioccolato bianco morbido, dentro il frutto del cacao con scaglie di cioccolato. Il mandarino con i crumble. Due dolci uno più buono dell'altro.
Una serata veramente bella, in un contesto raffinato e sobrio. Ci torneremo.

martedì 31 luglio 2018

"Mamì, mai secondi" - Via Luigi Gaetano Marini 79 - 00179 - Roma

Eravamo quattro amici al ristorante, in una calda serata di luglio. Dove vogliamo andare? Qualcosa in zona  Parco della Caffarella. Inizia lo studio della zona e le relative proposte culinarie. Ed ecco che Mamì, è il ristorante prescelto. Tante belle  e buone cose si leggono in giro.
Appuntamento ore 20.30, tutti presenti prima dell'orario di prenotazione. Forse ci stiamo facendo vecchi.
All'interno il locale è abbastanza affollato. C'è una grande tavolata, che non permette il normale  colloquiare  neanche fra  noi quattro  al tavolo. Comunque ci viene servito subito il menù e portata acqua liscia e gassata.  L'interno del locale è veramente simpatico, da quel che si legge è stato inaugurato il 25 Aprile di questo anno.
E devo dire con gran gusto.

Ma veniamo al motivo per cui siamo qui, cioè passare una serata rilassante e divertente. Ma per farlo bisogna soprattutto mangiare molto bene. E ci abbiamo preso alla grande.
Decidiamo di prendere una serie di antipasti da dividere in quattro.
Tra cui i gamberi panati e il fritto misto mamì. In più volevamo assaggiare la pinsa, dietro consiglio della titolare, prendiamo una pinsa semplice, cioè bianca. Una pinsa semplice in quanto gli antipasti ci avrebbe saziato pienamente. Devo dire che i gamberi panati erano veramente ottimi, ma la mozzarella fritta in crosta di spaghetti, veramente un qualcosa di sublime.
Dato che per i primi piatti abbiamo spaziato, nelle nostre scelte, tra pesce e carbonara, la scelta del vino doveva essere azzeccata, in quanto gradivamo un rosso. A tal proposito, per indirizzarci, è arrivato un ragazzo, il quale dopo averci pensato un pò, ci ha proposto un Lagrein Hofstatter. consiglio ottimo. Vino che ha sposato i gusti di tutti noi.
E un dolcetto non lo prendi? Ecco arrivare il tiramisù Mamì. . Con la moka calda. Fortissima questa presentazione. Buona la presentazione e molto buono il tiramisù.  Ma anche la mela in crosta ha superato abbondantemente l'esame. Al di là che all'interno, appena portata, era bollente e qualcuno si è ritrovato con la lingua leggermente ustionata.
Il conto è ottimo, come i ragazzi che lavorano al ristorante. Educati e preparati.

martedì 10 luglio 2018

"Magnapulia" - Via Giuseppe Garibaldi 37 - 70043 - Monopoli (BA)- Italia

Splendido fine settimana in Puglia. La nostra meta principale è stata Polignano. Abbiamo affittato macchina dall'aeroporto di Bari e con circa 30/40 minuti siamo arrivati a destinazione. Ma il mare è stato quello di Monopoli, precisamente Lido Colonia. Ci è piaciuto talmente tanto che ci siamo tornati anche il giorno dopo. Con pranzo annesso al ristorante. La sera il volo per Roma era alle 22,40. Allora un apericena ci sta tutto.
Si, ma dove? Andiamo a Monopoli, vediamo un pò questo piccolo centro della Puglia.
Un pò problematico il parcheggio, dopotutto è sabato pomeriggio.
Ci dirigiamo dalla parte del porto e con un pò di fortuna riusciamo a trovare due posti. Diciamo che quello della nostra macchina, è risultato un pò più difficoltoso, anche a causa di una signorina che, con fare un po' avventato, ci è passata avanti e ha occupato il posto che noi avevamo adocchiato in precedenza.
Detto questo, noi tutti del gruppo, dobbiamo ringraziare tale signorina, apostrofata anche in modo un po' colorito. Infatti alla fine è proprio grazie a lei, che siamo riusciti a essere interpreti principali di un apericena con i fiocchi, anzi molto di più.
Le chiediamo un posto valido per degustare un aperitivo e ci porta lei da Magnapulia.
Siamo otto, ci accomodiamo nella via laterale cioè Via San Angelo.
Dopo un pò arriva il titolare, ha un volto simpatico.
Ci propone il tagliere da un metro, pieno di cose gustose. Mi piace anche per la proposta enologica, infatti assaggiamo una malvasia nera veramente ottima. Per la precisione un Passaturo del 2016. Estremamente carico, un bel color porpora, con tannini delicati e una struttura imponente. La bottiglia è praticamente finita in un attimo.
Ma tutta la nostra attenzione è su quel metro di bontà. Affettati da favola, ma i formaggi sono spettacolari. La burratina, la ricotta, il caciocavallo, formaggi più o meno invecchiati, le composte che li accompagnano. Tra tutte quelle di arance. Le bruschette portate a parte, oltre il metro di bontà.
Che dire? Che ci dobbiamo tornare. Per prima cosa per riassaporare queste delizie e farlo con calma, infatti la restituzione della macchina all'aeroporto di Bari, ci ha fatto mangiare di fretta. E perché Monopoli è veramente bella, come non immaginavamo.
Per cui si ritorna da Magnapulia e stavolta si mangia senza correre.  

martedì 12 giugno 2018

Bunker Soratte - Viale Europa - 00060 Sant'Oreste - Roma

E' un bel sabato di maggio, la temperatura è elevata. Il sole scotta veramente, ma stando in altura l'aria fresca mitiga un pò.
Il bunker é luogo che mi ha colpito fin dalla prima volta che ne ho sentito parlare. E in questa giornata ho coinvolto un pò di persone, alla fine eravamo in otto.
Da Roma ci si impiegano circa 40/50 minuti. Insomma è abbastanza vicino alla Capitale.
Prenotato sei posti via mail e poi telefonicamente aggiunti due,  insomma una organizzazione certosina.
Non so per quale motivo, circa alle 23,45 del venerdi sera  mi viene in mente di dire a tutto  il gruppo di portare un giacchetto, in quanto all'interno la temperatura arriva a circa 10/12 gradi. Meno male, altrimenti avrei rovinato la visita a tutti.
Alla fine delle due ore di visita non vedevamo l'ora di uscire per sentire un pò di tepore sul nostro corpo
Arriviamo in orario, prendiamo i nostri biglietti e ci dirigiamo verso l'ingresso, ma prima diamo un'occhiata al negozio che vende ricordi del luogo.
Qualcuno del gruppo arriva sul filo di lana, ma per privacy evitiamo di fare nomi.
Entrata ore 10,30, direi abbastanza precisi, anche perchè alle 11 parte un altro gruppo.
Ci troviamo all'interno di una città sotterranea, composta da circa 4 chilometri di gallerie.
La nostra guida storica è un ragazzo preparato, magari non nei minimi particolari, ma comunque coinvolgente e con delle battute al momento giusto.
Dal 1937 al al 1943, per volere di Mussolini, in questo posto, non lontano dalla capitale, venne realizzato un rifugio antiaereo, grazie alla professionalità di coloro che lavoravano alla Breda Officine.
Dal settembre 1943, le forze di occupazione tedesche stabilirono la loro base proprio qui. Ci sono foto di ambienti che vennero trasformati Albert Kesselring, prima di abbandonare il bunker, diede ordine di minare e dare fuoco a tutto l'ambiente. Poi si narra che qui fu sepolto anche l'oro della Banca d'Italia, che non fu mai ritrovato.
in veri e propri appartamenti. Il bunker resistette anche al pesante attacco portato dalle forze alleate il 12 maggio 1944. Il  Feldmaresciallo
Dopo anni di abbandono, si decise di farlo diventare rifugio  antiatomico per tutelare l'incolumità del Presidente della Repubblica, nel periodo che va dal 1967 al 1972, cioè quello della guerra fredda.
Fortunatamente alcuni anni fa, grazie alla Libera Associazione Santorestese "Bunker Soratte", questo luogo ha ripreso vita e ha dato l'opportunità a molte persone, noi comprese, di poter effettuare una visita storico/politica molto interessante.



giovedì 26 aprile 2018

Trattoria "Pesci Fritti" - Via di Grotta Pinta 8 - 00186 Roma -

Una stupenda giornata primaverile tendente all'estate. Roma sa regalarti squarci e luoghi inaspettati.
I suoi angoli sono unici, ti fanno rimanere a bocca aperta. E dopo una mattinata all'hamman, una piacevole camminata è d'obbligo.
E' quasi ora di pranzo, ho un ristorante segnalato. Maps è in modalità fame, per cui azzecca subito la direzione.
Ma si sa, le sorprese sono sempre dietro l'angolo. E stavolta la sorpresa è positiva.
Vediamo un cartelle con su scritto "Pesci Fritti".
Il caso vuole che quel giorno avevo voglia di pesce fritto, nello specifico filetto di baccalà.
Il cartello indica la possibilità di menù a buffet. Decidiamo di entrare.
Sembra un tipico ristorantino greco e sta cosa mi piace da morire.
Scegliamo il tavolo e ci accomodiamo. Ci viene chiesto se volevamo scegliere a buffet o alla carta, alla fine optiamo per la seconda scelta. Le proposte sono veramente interessanti. Ma io voglio solo fritto e nell'attesa arriva un bel cestino con pani particolari e un calice di vino bianco, un gewurztraminer, aperto proprio per l'occasione.
L'ambiente è veramente piacevole e rilassante. Dopo un po' arrivano i nostri piatti, cioè una gran frittura di moscardini, calamari, gamberi e pescato del giorno e un cartoccetto di frittini, pesce e vegetali. Il colore chiaro dei prodotti dimostra l'ottima qualità della frittura, non solo a livello visivo.
Piatti veramente abbondanti, ma quel giorno avrei  mangiato molto di più, perché la frittura era da oscar.
Ho visto passare anche altre pietanze  veramente interessanti, tra cui un  piatto di spaghetti alle vongole che si mangiava con gli occhi. E infatti questo piatto, è uno dei più gettonati nei commenti positivi che si leggono su internet.
Un bel caffè chiude questo delizioso incontro culinario, che è tale anche per la simpatia di colui che ci ha servito.
E per chiudere degnamente la giornata, scopriamo un posto di Roma assolutamente sconosciuto a tanti, cioè il Passetto del Biscione, che collega Via di Grotta Pinta, dove si trova il locale, con Piazza del Biscione,  a pochi passi da Campo de Fiori.

venerdì 23 marzo 2018

Museo Cappella Sansevero - Via F. De Sanctis 19/21 - 80134 - Napoli

Senza alcun dubbio, uno dei più bei luoghi che abbia mai visitato. E fino a non molto tempo fa, non ne ero a conoscenza.
Negli ultimi tempi, per gite di piacere, è la terza volta che vengo a visitare Napoli. E finalmente, la terza, è la volta buona per visitare il Cristo Velato.
Napoli ci ha accolto con la pioggia, che è durata quasi tutta la giornata. Arriviamo in Via De Sanctis 19, fortunatamente non c'è fila. Acquistiamo il nostro biglietto di ingresso e ci dirigiamo verso l'ingresso, dove prendiamo l'audio guida. Devo dire molto utile, la quale ha spiegato molto bene tutto ciò che si trova all'interno del Museo, con particolare cura nei confronti del CristoVelato.                                                                                                                                                                                                           
Ma andiamo con ordine.
Questo gioiello dell'arte barocca, coniuga bellezza e mistero, creando un'atmosfera unica.
Fu fondato alla fine del Cinquecento da Giovan Francesco di Sangro, ma soltanto fra il 1740 e il 1770 vide la luce l'affascinante progetto , grazie a Raimondo di Sangro, settimo principe di San Severo.
Il principe volle realizzare un mausoleo nobiliare, in cui risultasse evidente la sua personalità di mecenate, letterato, editore e Gran Maestro della Massonerai del regno di Napoli.
Nel 1749 vide la luce la prima opera voluta dal principe, cioè la Gloria del Paradiso, la quale si trova sulla volta. I colori di questa decorazione furono inventati proprio dall stesso Raimondo di Sangro.
Ttra le altre opere in visione, troviamo la Pudicizia e il Disinganno, , la prima ad opera di Antonio Corradini, la seconda di Francesco Queirolo.  Le Macchine Anatomiche di Giuseppe Salerno, donano alla Cappella Sansevero quella dose di enigma, che rendono la struttura uno dei più monumenti che l'ingegno umano abbia mai concepito.
Considerazioni a parte merita l'opera di richiamo per la maggior parte dei turisti, cioè il Cristo Velato.
E' un'opera talmente bella, che il Canova scrisse, che pur di appropriarsi del Cristo, avrebbe rinunciato volentieri a dieci anni della sua vita.
E' grazie a Giuseppe Sanmartino che l'opera vide la luce, ma probabilmente, è grazie ai poteri esoterici del Principe Raimondo di Sangro, che il velo, pur essendo di marmo, sembra quasi vero, soffice e delicato. Infatti un liquido di sua invenzione aveva la capacità di solidificare tessuti e anche organi del corpo.
Il museo è visitabile tutti i giorni, tranne il martedì, dalle 09 alle 19.

venerdì 16 febbraio 2018

"Totò Genio" - Museo di Roma in Trastevere - Piazza S. Egidio, 1/b - 00153 Roma

E' un bel pomeriggio romano, il sole scalda la città. Dopo aver scoperto Don a Trastevere e preso un caffè al bar San Callisto, ci dirigiamo nel luogo , che fin dal primo momento, era il nostro appuntamento da non perdere, anche perché tra una settimana non ci sarebbe più stato.
Parlo della mostra dedicata al grande Totò. Si trova al Museo di Roma, in Trastevere.
Se sei nato a Roma e possiedi, tra le altre cose, un abbonamento metrebus, il biglietto costa 7 euro e 50 centesimi.
A cinquanta anni dalla sua comparsa, viene reso omaggio a uno dei più grandi artisti del panorama mondiale.
C'è molto di personale in questa mostra. Forse è meglio dire c'è molto di privato. La sua vita di attore e non solo. Il suo matrimonio, la sua nuova vita e la morte da concubino.
I suoi rapporti con gli artisti dell'epoca. Le toccanti parole di Pasolini e Peppino de Filippo.
La cecità che lo ha colpito proprio mentre recitava sul palco e in quel
preciso istante era presente, solo a causa di una sostituzione per infortunio, l'amore della sua vita, cioè Franca Faldini, che rimase con lui, fino alla sua morte datata 1962. Furono quindici anni intensi, dove Totò faticò non poco prima di riuscire ad avere la totale fiducia di lei. Purtroppo persero anche Massenzio, il figlio perì durante il parto. E lei stessa, rischiò la sua vita.
Nei suoi trenta anni di cinema, ha interpretato ben 97 film e quasi tutti da protagonista.
Per ciò che concerne il teatro, sono presenti i suoi più importanti abiti di scena.
Durante il percorso della mostra, ci sono vari video che narrano le gesta artistiche più importanti del Principe Antonio de Curtis. La poesia "'A livella", mostra anche l'arte nel saper scrivere poesie.
Nella sua vita, il titolo nobiliare fu cosa molto importante. Nel 1933 iniziò a rivendicare la sua appartenenza ad un ramo dei de Curtis,
precisamente dei Ferrazzano. La causa di riconoscimento durò fino al 1951, anno della sua vittoria. E proprio in ragion di questa vittoria, fece erigere la cappella gentilizia, ove tutt'ora riposa.
Queste sono solo alcune delle cose che si possono trovare nel percorso della mostra. Una mostra che vi impegnerà per circa 90 minuti. Con le sue foto, i suoi audio, i disegni e le pubblicità da lui interpretate.
Oltre alle varie notizie sulla sua vita di tutti i giorni.