mercoledì 25 novembre 2015

Rosso Istanbul di Ferzan Ozpetek

E' una domenica pomeriggio, usciamo per acquistare un libro per Jacopo. Ultimamente non sono un gran lettore di libri, negli anni passati ne divoravo a pacchi, insomma leggevo molto. L'ultimo che ho letto, è stato " La vera storia della ladra di libri". Ricordo che inizia a leggerlo un anno prima, ma non ci capii letteralmente nulla. Cosi lo lascia da una parte e solo dopo 365 giorni lo ripresi in mano e riuscii a apprezzarlo in tutta la sua bellezza e profondità.
Ho da poco riaperto un mio blog, la scintilla è nata dal viaggio negli States. un poco alla volta racconto le tappe e le impressioni personali del viaggio. E se mi ha ripreso la voglia di scrivere, conseguentemente mi è rinata la voglia di leggere. E allora, dopo questa piccola digressione, torniamo a quella domenica pomeriggio e all'offerta che ho trovato tra gli oscar mondadori. Prendi due e risparmi il 25%. Il primo è stato il testo di Italo Calvino per Jacopo. Poi la copertina, ma soprattutto l'autore, hanno catturato la mia attenzione.  Di Ferzan Ozpetek, ho praticamente visto tutti i suoi film. La maggior parte girati nel mio quartiere di nascita, cioè il quartiere Ostiense. E' nato ad Istanbul, ma dal 1976 risiede in Italia, precisamente a Roma. Questo è il suo primo libro, a seguire arriverà "Sei la mia vita".
Questo libro è un atto di grande amore verso la sua città natale, cioè Istanbul. L'Amore che non conosce età, sesso, differenze sociali. Una storia nella storia, quasi un incastro di scatole cinesi.
Un viaggio nella sua città, dove i ricordi adolescenziali, si intrecciano con la drammatica situazione attuale della libertà di pensiero. Dove per la prima volta viene arrestato.
E poi c'è Anna, che vede spazzare tutte le sue certezze sull'amore, almeno quello che credeva tale, in un battito di ciglia.
E qui iniziano a intrecciarsi le due storie, con colpi di scena che cambieranno per sempre le loro vite.
E' un libro da leggere assolutamente, perchè Ozpetek si dimostra un grande scrittore, riesce a farti vivere emozioni come se fossi seduto sulla poltrona di un cinema.
Al regista, nel 2008, è stata dedicata una retrospettiva al Mo.Ma di New York.

giovedì 19 novembre 2015

Il Sequoia National Park con il Generale Sherman e il Generale Grant

Eccoci alle porte del Sequoia National park. La giornata è stupenda, qualche giorno prima la zona vicina a Moro Rock è stata chiusa causa incendio. Il Parco è costellato di indicazioni relative alla probabilità di incendio. Abbiamo fatta la carta dei parchi, pagata circa 80 dollari se non  erro, ma ci permette di visitarne veramente tanti, ad eccezione della Monument e dell'Antelope Canyon. Il singolo ingresso ai parchi, varia dai 25 ai 35 dollari, circa.
Arrivati al centro informazioni, posto poco dopo l'ingresso principale, si deve camminare ancora un bel pò con la nostra Dodge, per arrivare a vedere il Generale Grant
Eccolo. Posteggiamo l'auto e mentre cerchiamo di arrivare a lui, piccoli scoiattoli ci si fanno incontro.

Vedere il tronco bruciato e che l'autocombustione serve al suo rafforzamento è una cosa incredibile. E' il secondo albero più voluminoso del mondo, il primo si trova a pochi chilometri da lui, è il generale Sherman. E' detto anche "The President", in onore a Ulysse Grant, diciottesimo Presidente degli Stati uniti d'America.
E' quasi arrivata l'ora del pranzo, mangiamo qualcosa e poi ci dirigiamo verso il più grande, verso il Generale Sherman.
E' una passeggiata gradevole, gli animali sono vicini a te. La temperatura è mite, i raggi del sole si mischiano con i tronchi e i rami degli alberi. C'è tantissima gente, poter fare una foto è veramente complicato, ma alla fine ci riusciamo.
Si porta molto bene i suoi anni, che variano tra i 2300 e i 2700 anni.Attenzione non  è il più alto del mondo, ma il più voluminoso al mondo, con un peso di circa 2000 tonnellate. Il suo nome deriva da William Tecumseh Sherman, generale della Guerra di secessione.
Insomma a sud della Sierra Nevada, c'è un posto fantastico che merita di essere assolutamente visitato.
 


venerdì 13 novembre 2015

Da Atascadero a Three Rivers, passando per Tulare. In attesa del Sequoia

Inizia il cammino, a dire il vero, molto più breve rispetto a ieri, che ci porterà a Three Rivers, in prossimità del Sequoia. Ci alziamo relativamente presto, fugace colazione, carichiamo di nuovo i bagagli nella nostra Lodge e, da ora in poi, la macchina sarà solo  mia. Una specie di attrazione fatale la nostra.  Le strade non sembrano stancarti. Jacopo penso che abbia dormito più in macchina che negli alberghi. Appena saliva si addormentava, mentre Alessio leggeva.
Abbiamo tirato fino a arrivare a Tulare, paesino noto a noi e molti altri, solo per la presenza dell'outlet con prezzi molto interessanti
Anche se poi, bisogna fare un pò di attenzione, perchè marche tipo Aeropostale, la abbiamo trovata anche a San Francisco, con pressi uguali. Piccolo avvertimento, coprirsi a cipolla, per l'escursione termica che c'è tra dentro e fuori i negozi, a volte anche di 20 gradi.
Una cosa ottima che abbiamo trovato è stato il locale dove mangiare, Bravo farms Restaurant and Cheese Shoppe. La particolarità sta nel fatto che si possono avere molti tipi di insalate con ingredienti a scelta. Buoni i panini con funghi o salmone. I ragazzi hanno preso la pasta al formaggio, niente male tenendo conto di dove ci trovavamo. E non sapendolo abbiamo pranzato nel miglior locale di Tulare, che poi al suo interno vende anche formaggi e vini, oltre che ricordi turistici.
Dopo le compere, ci rimettiamo in auto, direzione albergo e precisamente il Comfort Inn & Suites Sequoia Kings Canyon.
Albergo posizionato molto bene per andare a visitare il Sequoia Park. Insomma la sua funzione la svolge bene. Colazione abbondante e pulizia delle stesse discreta. Due notti si possono passare qui.
ci rilassiamo un pò, prima di andare a cena, mentre i ragazzi provano la piscina.
Per il pasto serale optiamo il Sequoia Cider Mill, ottima soluzione. Qui abbiamo mangiato la vera bisteccona americana e le costolette più buone di tutto il viaggio. Tutte e due le sere siamo venuti a cena qui, una sera ho anche assaggiato un loro whisky, che però sembra più un bourbon.

Qui siamo per visitare le splendide sequoia e, a loro, sarà dedicato un apposito post.


martedì 10 novembre 2015

Ristorante Greco Ippokrates - Via Piave 30 - Roma

E già, la foto rappresenta al meglio uno dei piatti di punta della Grecia, gyros. E per mangiarlo, come se fossi nella terra ellenica, Ippokrates, in assoluto, è uno dei migliori locali.
Ci troviamo a pochi passi dalla Stazione Termini e proprio dietro Porta Pia. La serata è piacevole, come d'altronde questo periodo di giornate romane, che cadono nell'estate di San Martino. Abbiamo prenotato in anticipo, il locale è pieno e, per una migliore organizzazione dei tavoli, si sono resi necessari i turni. Noi prendiamo quello che va dalle 20 alle 22. 
Arriviamo puntuali, ci accolgono con un sorriso e ci fanno accomodare al nostro tavolo da quattro.Non è la prima volta che veniamo qui e non siamo mai rimasti delusi negli anni.
Una ragazza, di nazionalità greca come quasi tutti quelli del ristorante, ci prende le ordinazioni. Due birre Mythos, che conosciamo dal viaggio dello scorso anno. Poi quattro antipasti diversi, così assaggiamo tutti un pò di sapori diversi. Su tutti la crema di melanzane, un vero must sulla pita, poi a seguire saganaki, il formaggio fritto. Ottime anche le polpettine di zucchine e, a dire degli altri, io non le mangio, le polpettine di ceci.      
Per iniziare va bene. Per proseguire, nel frattempo il locale si è riempito in ogni ordine di posto, scelgo gli spiedini di agnello, con contorno di patatine fritte, pomodori, cetrioli e due fettine di pita. Come fanno loro la pita non lo so, ma è veramente buona. Piatto che ricorda al 100% i sapori greci. Insomma ci siamo stati quattro volte, un pò ce ne intenderemo. Gyros spettacolare, come il mix grill. 
Per finire il dolce dello chef, forse qui ci aspettavamo qualcosa di più. Ma dato che il dolce non è indispensabile, a parere mio, non inficia per niente il giudizio finale, che rimane da 10. 
Magari la prossima volta yogurt greco, noci e miele. Più buono e salutare.
Insomma posto da ritornarci ogni volta che se ne ha la possibilità.

giovedì 5 novembre 2015

Da San Francisco a Atascadero, passando per Santa Cruz e Monterey

E' arrivato il momento di salutare San Francisco, per iniziare un percorso diverso, relativamente alla vacanza. Da oggi in poi si prende la macchina a noleggio, una Lodge da sette posti, che a noi fa molto comodo, anche se siamo in sei. Da questo momento iniziano i nostri 3305 chilometri in auto per vedere i più bei parchi degli States. Questa prima tappa è tutta di Mirco, io con il cambio automatico non sono molto sveglio. Da domani in avanti la Lodge sarà solo mia, un'attrazione unica.
Disbrigate le pratiche per il noleggio, inizia il nostro viaggio con il nuovo tomtom acquistato prima di partire. Tutte le mappe dell'America sono state scaricate. Il viaggio ci porta a vedere paesaggi diversi, i nostri occhi erano abituati ai palazzoni e alle strade della città. Ora vediamo le famose strade a quattro corsie, dove questi cambiano direzione, da una corsia all'altra, senza batter ciglio. La macchina è comoda e tutti i bagagli sono entrati facilmente.
Cominciano ad arrivare sulla costa, ma di costa si vede ben poco. La nebbia la fa da padrone. Il tempo sembra coperto, ma in realtà è solo l'umidità. Si vedono le case lungo il mare. E' quasi l'ora di pranzo, cerchiamo di capire innanzitutto come funzionano i parcometri. Grazie ad Alessandra che parla lo spagnolo, dato che chiede a una famiglia, riusciamo a parcheggiare. Non ci sono molti locali, c'è solo un grande lunapark e un posteggio ad ore che veniva uno sproposito. Alla fine optiamo per il Beach Street Cafè, che serve piatti preparati al momento, come hamburger, omelette e hotdog. Acqua in caraffa e insalate buone. Ho specificato l'acqua in caraffa, perchè in bottiglia costa anche 7/8 dollari.
Dopo aver mangiato, ripartiamo direzione Monterey. Ci arriviamo nel pomeriggio e una sosta si rende necessaria. La cittadina è tranquilla. Dopo il caos delle metropoli, qui la vita è totalmente diversa. Vediamo qualcosa che somiglia a un bar con macchina del caffè. E' il Caffè Trieste, li dal 1956, come reclamizza all'interno. Certo non  è proprio uguale, ma bevibile.


Non so perchè, ma a Monterey mi ha colpito questo. Boh!!
Ora la direzione finale è il nostro albergo, il Best Wester Plus Colony Inn, che si trova a San Luis Obispo, cioè a Atascadero.Il bello di questo albergo saranno i letti, molto più grandi di quelli standard americani.
Però sarà l'unico.
Arriveremo quando sarà già buio, il viaggio per questa prima giornata di auto è stato stancante.
Nel nostro itinerario iniziale c'era anche il Big Sur, per gli spagnoli il Grande Sud. ma il tempo che abbiamo impiegato per ritirare l'auto ha stravolto i nostri piani di viaggio.
Domani si riparte per ammirare le sequoie.